domenica 5 febbraio 2012

Capitalismo Una amore fatale. A. Costa
Questa crisi oltre che incidere sui nostri stili di vita è una occasione per rielaborare ed analizzare il sottostante culturale che caratterizza la società attuale, e con questo rivedere la nostra futura organizzazione sociale, in una direzione diversa e più proficua dell’attuale. La prima costatazione da fare è che attualmente il Capitalismo è la forma socio-economica egemone in tutto il pianeta, tranne in qualche stato tipo la Corea del nord , o Cuba , dove resistono ancora forme strane di comunismo, o come nella stessa Cina dove si è affermato un capitalismo di stato tutto particolare, in cui convivono forme di accumulo personale di capitale senza le tipiche libertà personali dei paesi liberali. I motivi di questo successo sono almeno due : il primo è del tutto evidente gli USA insieme al blocco occidentale ,è il paese vincitore della seconda guerra mondiale. In seconda battuta e in un secondo tempo, il modello socio economico di stampo capitalista liberista del blocco occidentale ha vinto sul modello che proponeva il blocco Sovietico di stampo socialista-comunista. La vittoria del capitalismo ha dato inizio alla diffusione e alla totale legittimazione di questo modello di organizzazione sociale ed economico in tutto il mondo. Non ci sono più ostacoli; e nell’immaginario collettivo questo diventa il modello economico migliore a cui si possa aspirare, consentendo il suo rapido diffondersi sul pianeta , diventando esso stesso la ragione prima della globalizzazione in atto. In cosa consiste dunque il fascino del capitalismo? E’ perché è riuscito in così poco tempo a diventare il modello unico di riferimento di tutto il pianeta? La globalizzazione oggi non sarebbe stata possibile senza la diffusione a 360° del capitalismo. Sicuramente questo credo ideologico ha unificato tutto il pianeta; ma è avvenuto con una tale velocità , e con tali e tanti squilibri , che ha generato infine la crisi sistemica in atto. A questo punto è arrivato il tempo di una profonda revisione e rivisitazione dei meccanismi e dell’ideologia che hanno reso possibile la globalizzazione attuale, proprio per evitare un arretramento traumatico e con conseguenze assai spiacevoli per il mondo intero. Il fascino segreto del capitalismo. L’uomo è un animale sociale per eccellenza, tutta la nostra esistenza e la nostra realizzazione come individui si realizza all’interno di una comunità. La comunità ci da la sicurezza necessaria per la nostra sopravvivenza; all’interno di essa bisogna osservare le regole di convivenza le convenzioni e la scala di valori, che possono differire da luogo a luogo, e da comunità a comunità. Gli individui possono soddisfare le proprie necessità sia di beni che di servizi lavorando ed operando nella comunità, ed è sempre la comunità che permette la realizzazione emotiva e sociale dell’individuo attraverso l’osservanza e l’apprendimento di riti e convenzioni largamente riconosciuti. Il fascino del capitalismo consiste nel semplificare e di molto i riti e le convenzioni sociali della convivenza comune, là dove il valore delle persone viene normalmente misurato dalle proprie qualità e virtù, con il capitalismo è possibile ridurre il tutto al semplice possesso di denaro e di beni . Innalzando il profitto a massima aspirazione sociale, con il quale è poi possibile comprare tutto il resto, dalla salute ai beni di prima necessità a quelli di lusso ai beni immobili a quelli immateriali e via dicendo ,fino al riconoscimento sociale da parte della collettività stessa, la quale innalza a bene supremo il possesso di denaro fino ad estenderlo al suo possessore . Se sei ricco ti viene riconosciuto un plusvalore anche come persona, ti si aprono grandi possibilità sociali , e hai una visibilità che altrimenti non potresti avere. Questo comporta che tutto ciò che siamo può essere ridotto a merce; dalle nostre paure alle nostre stesse sofferenze, dai nostri valori più intimi a tutto ciò che ci circonda, compreso l’ambiente e il nostro stesso eco sistema, fino alle nostre credenze religiose sia collettive che personali. Se con il denaro è possibile comprarsi tutto il resto ,allora basta procurarsene molto , l’equazione “tu sei quello che hai” diventa automatica, e il denaro e il possesso di beni diventa il fine stesso dell’esistenza . La società capitalista assegna un ruolo all’individuo solo se consuma voracemente beni e servizi, anche e soprattutto oltre il bisogno reale , se non si fa parte di questo schema si viene emarginati con indifferenza, tanto da diventare un peso per il sistema. Ecco allora che il PIL (prodotto interno lordo) per uno stato diventa l’unico metro di approvazione e di promozione per fare parte di questa comunità capitalista , l’esigenza di crescere in termini di PIL diventa cogente per tutti gli stati, pena l’esclusione dal club, e diviene anche il termine con il quale sei accettato nella comunità globalizzata. Ed ecco che la società mondo capitalista accelerando di fatto tutti i suoi programmi diventa neo-liberismo, dove in nome e per conto del totem del profitto si tramuta in capitalismo finanziario, allentando e disfacendo tutti i vincoli di controllo sociale e politico che la fase Keynesiana aveva introdotto per poterne controllare gli eccessi di cui tale sistema è portatore. Il capitalismo neo-liberista innalza la finanza a protagonista indipendente del sistema produttivo economico, liberandola da ogni vincolo politico e sociale e territoriale, consegnando tutto il potere nelle mani di poche banche mondiali (dette banche d’affari), rendendo il capitalismo del profitto della fase di produzione di beni reali, subalterno a quello finanziario. In un primo tempo , quando viene eletto il presidente americano D. Reagan e il premier Inglese M. Thatcher grosso modo durante gli anni 1982-1992 , venne creata una legittimazione ideologica alla nuova teoria economica e politica battezzata in seguito neo-liberismo , il cui capostipite e ideatore è l’economista Austriaco Von Hayek. Durante gli anni settanta del secolo scorso l’economia occidentale subì un grosso rallentamento della crescita ,in particolare si verificò l’insorgere di una inflazione monetaria di difficile soluzione. Accanto all’inflazione si osservò una fase recessiva della produzione con l’aumento della disoccupazione della forza lavoro, un fenomeno fino ad allora mai visto, che prese il nome di stagflazione, che sta ad indicare la presenza contemporanea di inflazione e stagnazione dell’economia. Allora per tentare di risolvere la situazione il presidente Americano Nixson fece una cosa che si rivelò peggiore del male: Intervenne in economia bloccando i prezzi e gli stipendi della forza lavoro, peggiorando ancora di più la situazione. Questa battuta d’arresto venne attribuita all’esaurimento dell’efficacia del capitalismo interventista di J.M. Keynes, che aveva comunque garantito la maggior crescita economica che l’occidente abbia mai visto da sempre, accompagnata da una redistribuzione sociale e una coesione sociale senza pari; In Inghilterra con l’avvento del governo conservatore della Sig. Thatcher venne adottata la nuova teoria economica di V. Hayek, poi condivisa nei fatti dal presidente USA D. Reagan. Nel decennio degli anni settanta, nei paesi più industrializzati i modelli keynesiani dell'economia entrano in crisi e si affermano le teorie liberiste dei Chicago-boys che ispireranno le politiche di Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Nel 1974, il premio nobel per l'economia va a Friedrich Hayek, il profeta del liberismo, che afferma «Seguendo le tradizioni morali sorte spontaneamente e sottostanti all'ordine concorrenziale del mercato ... noi possiamo generare e raccogliere una quantità di conoscenza e di ricchezza più grande di quella che potrebbe essere ottenuta e utilizzata in un'economia diretta centralisticamente ... ». Il centralismo economico e i "dinosauri" di stato hanno invece grandi estimatori in Italia, dove nell'indifferenza di un'opinione pubblica rassegnata e drogata da media corrivi e correi si realizza un colossale spreco di risorse umane e materiali che non ha uguali nel mondo. Le teorie economiche. Io credo che qualsiasi teoria venga elaborata nel campo socio-economico, sia da considerarsi a priori in buona fede, come sono sicuro lo sia il neo-liberismo di V. Hayek e, che sia degna di stima , ma quando si passa dalla teoria ai fatti si dovrebbe usare tutte le cautele e le dovute attenzioni che si usa normalmente con le sostanze pericolose. Piegare il mondo in modo forzoso ad adottare questo pensiero politico, per quanto nobili e positive possano essere le intenzioni dei proponenti, essi ci hanno esposto alla più grande crisi che il capitalismo possa ricordare. Essersi innamorati follemente e senza freni del fascino fatale di questo credo è stato sicuramente un errore. Tranne rare eccezioni tutti gli amori che hanno come base una sfrenata e incontrollata passione, sono destinati al fallimento . Se l’uomo fosse un robot lo si potrebbe programmare ad accettare come unico valore il profitto, ma per quanti sforzi si possano fare per addomesticarlo, l’uomo rimane quello che è! E se lo si vuole veramente libero ne andrebbe rispettata la natura. Le teorie economiche , tranne per alcuni fondamentali , che io definirei variabili dipendenti, non sono un fatto scientifico, non è possibile riprodurle in laboratorio , sperando che diano sempre lo stesso risultato. Oggi l’instabilità finanziaria e monetaria è divenuta di fatto sistemica ,anche se in un contesto mondiale diverso, si sono ripetute tecnicamente le stesse condizioni della grande crisi del 1929 , adesso la crisi è arrivata nel cuore dell’impero che l’ha generata, L‘occidente! Von Hayek riteneva che lo stato si dovesse occupare soltanto di elaborare alcune regole di base, e poi occuparsi di farle rispettare, ecco un piccolo estratto dai suoi scritti: “è la sola soluzione finora scoperta dagli uomini per risolvere il problema di conciliare la libertà individuale con l’assenza di conflitti. Legge, libertà, proprietà sono una trinità inseparabile. Non vi può essere alcuna legge, nel senso di regola universale di condotta, che non determini confini di aree d’azione, stabilendo regole che permettono a ciascuno di accertare fin dove egli è libero di agire” (Law, Legislation and Liberty). Queste poche righe non esauriscono il pensiero di questo insigne studioso, che rimane materia da approfondire , si tratta comunque del cuore del suo pensiero , e mi preme osservare che il risultato nell’applicazione delle sue tesi è azzardato se non pericoloso. Lui sostiene che l’economia può fare tranquillamente bene senza nessun tipo di regolazione da parte dello stato, e quindi delle comunità che esso esprime, in quanto è capace di equilibrarsi da sola , lo stato attraverso la legge si deve soltanto preoccupare a fare rispettare le regole che garantiscono le liberà personali e la proprietà privata, presupponendo che le risorse per la crescita economica siano talmente abbondanti da divenire una variabile indipendente dalle singole volontà; a questo punto basta liberare dal controllo della politica tutto il sistema economico , comprese quei beni comuni che sono patrimonio dei cittadini e che dovrebbero essere inalienabili, perché l’avidità dei singoli di fare profitto faccia da volano per tutto il resto. Adesso è soltanto la volontà del singolo che diventa importante ,la sua intraprendenza, e la voglia di fare profitto diventano un fatto centrale nella vita dei cittadini. La società si atomizza ,l’individuo diviene centrale nella legiferazione degli stati, nasce l’esaltazione dell’individualismo come fattore centrale nell’azione dello stato,. e vengono meno le istanze comuni. In un mondo dove le risorse fossero illimitate ,il neo-liberismo di Von Hayek sarebbe la carta migliore da giocare, ma nel nostro dove la popolazione mondiale negli ultimi 70 anni ha raggiunto i 7 miliardi di anime diventa difficile da praticare , le risorse hanno già raggiunto la saturazione , non sono sufficienti per garantire a tutti singolarmente di potersi appropriare dei beni disponibili, e quindi di trovare la propria felicità nel facile arricchimento. Bisogna tenere presente che la mentalità fin qui pubblicizzata è quella dell’individualismo fine a se stesso, V.H. ritiene che chi non riesce e cioè gli emarginati ,i malati gli anziani e via dicendo devono in qualche modo cavarsela da soli, fatta eccezione per un piccolo aiuto che ne consenta il sostentamento di base. Ripeto tutto questo è apprezzabile nella misura che consentisse alla maggioranza della popolazione mondiale di progredire e migliorare le proprie condizioni di vita oltre che le aspettative sul proprio futuro. Oggi ad arricchirsi sono una esigua minoranza, che potendo godere di posizioni economiche e sociali dominanti dettano a tutti gli altri le proprie condizioni. Ed ecco che vengono meno le aspettative della stragrande maggioranza (qualcuno la chiama il 99% della popolazione ), che si vede portare via anche quel reddito e quei diritti che aveva così faticosamente conquistato negli anni del capitalismo Keynesiano. Il neo-liberismo attuale ,non crea nuova occupazione , non crea nuovo reddito ,consente semplicemente a pochi in nome e per conto di tale teoria ,di impoverire larghe fasce di popolazione che viene abbandonata nell'indigenza ,e senza la prospettiva di un futuro , e senza una visione alternativa a questo disegno. Inoltre gli consente di approfittate delle conquiste tecnologiche, che applicate al settore produttivo rendono ancora più marginale l’importanza della forza lavoro. Ciò che ci attende ormai è l’instabilità politica sociale ed economica, ed io credo che in un tale ambiente sarà difficile se non impossibile che il neo-liberismo di V. H.ci possa fare prosperare. Se le risorse non sono sufficienti per garantire a tutti un sano neo-liberismo , allora come sta avvenendo ora queste vengono ricavate dalle classi medie e medio basso della popolazione , mettendo in atto un feroce piano di sfruttamento capitalista dei pochissimi su una moltitudine gigantesca di individui. Affinché questi acconsentano volontariamente a farsi sfruttare fino all’esaurimento di se stessi , il neo-liberismo adotta comportamenti e tecniche molto sofisticate: Il potere dell’informazione. Ho già ampiamente scritto di questo subdolo potere, e ribadisco solo poche cose: come la stragrande maggioranza delle cose l’informazione può essere una benedizione se va nel senso di una maggiore democrazia, se questa fosse realmente libera, così come prospetta lo stesso V. Hayek , ma in una situazione di penuria delle risorse dove ad arricchirsi possono essere soltanto in pochi sottraendo ai molti , diventa fondamentale farsela amica, altrimenti l’inganno non potrebbe funzionare. Il capitalismo odierno ha fatto di più: è divenuto padrone e controlla direttamente o indirettamente tutta l’informazione disponibile, lasciando solo spazi marginali come i blog di internet , dove però è necessario dedicare cura e passione personale ,oltre che molto del proprio tempo alla ricerca di informazione libera. Il potere della finanza e delle banche centrali. A questo argomento bisognerebbe dedicare molto spazio, io mi limiterò alle cose essenziali. Molti dei miei conoscenti propendono per dare tutta la responsabilità di questa crisi alla questione centrale della stampa della moneta. Sono d’accordo si tratta di un problema fondamentale della nostra democrazia, è la tecnica più sofisticata con cui i fautori del neo-liberismo si appropriano delle risorse di intere nazioni, la giustificazione o meglio la legittimazione che si danno è che il controllo della stampa del denaro non può essere lasciato nelle mani dei governi, che ne approfitterebbero per depauperare le risorse dei cittadini, stampando moneta a loro piacimento e per fini elettorali, mentre se la stampano loro attraverso la proprietà delle banche centrali questo non succede. Non so se è vero ,(anche se l’evidenza proverebbe il contrario) ma rifiuto l’idea che a svolgere questo fondamentale compito debba essere un soggetto privato , che lo fanno a nome e per conto di tutti i cittadini, senza averne il mandato democratico e la responsabilità, che di fatto ricade su tutti. Se le cose vanno bene i benefici vanno alle banche private , quando come adesso le cose vanno male a pagare il conto debbono essere i popoli, che pagano il salvataggio delle stesse, senza potere esercitare alcun controllo. L’ultimo punto in ordine ma sicuramente molto importante è l’ambiguità che non consente mai di stabilire di chi è la reale proprietà del denaro stampato, dando ampia discrezionalità al sistema finanziario privato di appropriarsene senza pagare oneri. Anche in questo il neo-liberismo di V. H. risulta fallimentare, lui sostiene che il fondamento della libertà è l’accesso alle risorse, e questo è quello che lo stato dovrebbe garantire a tutti i cittadini, attraverso il rispetto delle regole di legge, ma se le risorse vengono sottratte alla disponibilità comune così come avviene attraverso l’indebitamento collettivo e alla espropriazione della proprietà del denaro, come è possibile adempiere al suo neo-liberismo? Eccovi un estratto preso da un quotidiano, chi parla è un banchiere: “Ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale ,almeno sotto due profili. Il primo è la fine di un ciclo del capitalismo , che non può più contare su un forte indebitamento per finanziare i consumi dei privati o le spese degli investimenti degli stati sovrani. Da qui il rischio recessione… “di più. E’ quella che Kenneth Rogoff chiama la -grande contrazione- .L’incoraggiamento ad indebitarsi di più per consumare di più è finito, anche se non conosciamo le caratteristiche della nuova fase. Dovremo scoprirle e capire quale sarà il livello di crescita possibile.” L’intervista era stata rilasciata dal banchiere Victor Massiah della banca UBI sulla Stampa di venerdì 6 gen2012. Questo pezzo serve per fare capire che l’incidenza del sistema finanziario sulle nostre vite è divenuto determinante ai fini di una corretta applicazione del neo-liberismo di H. ,noi comuni cittadini siamo controllati da esso , e pur dovendo garantire con il nostro lavoro i suoi guai , non abbiamo nessuna voce in capitolo circa il suo funzionamento. Io non credo che V. H. pensasse che si possa essere liberi di svilupparsi né come singoli ne come collettività con una simile tagliola sulle nostre teste. Il pezzo sopra mette in evidenza come il capitalismo nostrano abbia offuscato le menti della gente , nel mentre gli sottraeva economia reale fatta di lavoro e produzione, la sostituiva con economia finanziaria concedendo di mantenere il livello dei redditi attraverso il credito facile. Questo ha determinato un indebitamento proibitivo , e ha mandato in tilt l’economia occidentale in particolare ma possiamo anche affermare l’economia mondiale. I paradossi del neo-liberismo di V. Hayek e le ambiguità della politica. La politica e le sue responsabilità. Credo che stia realmente per finire un'epoca, presto l'ubriacatura data da questa dottrina svanirà, a noi resteranno i postumi della sbornia , e i cocci rotti di un'epoca che per quanto contraddittoria ha avuto anche molti lati positivi. Le masse diseredate di inizio secolo scorso ,specie in occidente hanno potuto grazie anche a quel capitalismo sociale tra gli anni 1950-1980, accedere a un patrimonio di conoscenze e di ricchezze fino ad allora appannaggio di pochissimi .Oggi è tempo che si ricominci a fare chiarezza, e si torni alla politica che guida i popoli, che li rappresenti senza le attuali ambiguità. La politica è stata la responsabile prima della situazione attuale, ed è giunta l'ora che rimedi ai suoi stessi errori. Deve decidere se essere ancora l'ancella dei poteri economici ,oppure tornare guida degli interessi generali. Deve decidere se conta la salvezza di molti , o quella di uno a scapito degli altri. Deve decidere tra gli interessi collettivi o quelli corporativi. Deve decidere se vuole una società fortemente individualista , o tornare a fare sentire le istanze sociali. Deve decidere se rappresentare uno oppure tutti. Deve decidere se tornare protagonista ,o annullarsi in un unicum spazio tempo indefinito, caratterizzato dalla sua marginalità , e dalla sua totale incompetenza ad affrontare i mali del nostro secolo. Quando nel 1989 con la caduta del muro di Berlino fu chiaro a tutti che aveva vinto il modello capitalista sul modello socialista – comunista , le sinistre occidentali rimasero senza una gamba, senza un riferimento concreto a cui rifarsi. Scelsero così loro malgrado di sostituire la gamba mancante adottando essi stessi lo stesso modello capitalista liberalista dei partiti di destra. Conservarono un antagonismo di facciata, e adottarono un riformismo di resistenza, con l’obbiettivo di ritardare quanto più possibile la totale vittoria del neo-liberismo, ritenuto comunque un modello economico e politico a cui non era possibile opporsi. Il progressismo di sinistra ha come meta il raggiungimento e l’istaurazione del neo-liberismo in tutte le sue forme, ma introdotto a passi lenti. Oggi in Europa tira un vento che proviene sempre da un’unica direzione: quella auspicata da V. Hayek e del suo neo-liberismo. Sono stati sciolti molti dei più importanti controlli statali sulla finanza, e questo è stato fatto indipendentemente dal colore dei governi. Il Democratico Bill Clinton durante gli anni novanta annullò la Glass-Steagall Act , che impediva alle banche commerciali (quelle dove vengono depositati i conti correnti dei cittadini) di fungere anche da banche di affari . In Italia sempre durante gli anni novanta avvenne una colossale svendita delle più importanti aziende pubbliche italiane anche ad opera delle sinistre che in quegli anni governavano il paese. In Inghilterra patria adottiva del fondamentalismo Hayekiano ad opera dei conservatori di M. Thatcher è stato smantellato quasi tutto lo stato sociale costruito durante gli anni 60-80 . Nel resto d’Europa le cose vanno tutte nella stessa direzione: fallimento finanziario e sociale , economia in decrescita forzata , abbattimento dello stato sociale , eliminazione di diritti alle classi meno ambienti, destrutturazione del mondo del lavoro , aumento delle diseguaglianze, redditi da lavoro in caduta libera , sindacati annichiliti da uno strapotere capitalista, e politica assente o comunque complice di chi detiene il potere economico e finanziario. Se il modello capitalista Hayekiano fosse realmente vincente oggi non ci troveremo davanti alla più grande crisi sistemica che il capitalismo ha di fronte. Invece di ripensare criticamente la situazione in Europa assistiamo all’instaurarsi di un fondamentalismo ideologico che vuole assoggettare ed adattare tutto il sistema sociale , e il mondo del lavoro alle esigenze del neo-liberismo, riformando in tal senso dall’alto e senza il consenso dei cittadini (vedi governo tecnico in Italia e Grecia) lo stato sin dalle fondamenta ( vedi il pareggio di bilancio statale in costituzione). Sarà chiaramente un fallimento che verrà pagato sulla pelle di milioni di lavoratori Europei ,che vedranno soltanto recessione e caduta dei loro redditi. Non avremo un nuovo periodo di crescita, ma un lungo periodo caratterizzato da disordini sociali, fino alla rottura di quel patto fra classi che ha acconsentito una lunga e proficua pace sociale determinando il successo nel mondo di quel modello sociale ed economico fin qui tanto invidiato. E’ tempo che i partiti politici facciano pulizia al loro interno : un posto per ogni cosa , e ogni cosa al suo posto. Quello che mi meraviglia nei partiti socialisti europei, e in genere nei partiti di sinistra è la confusione ideologica che vi regna. Trovo che sia lecito riporre fede nei concetti di V. Hayek e del suo liberismo spocchioso ed elitario, basta informare i propri elettori che quella è la strada che si vuole percorrere. Là dove questi partiti tradizionalmente portatori dei valori tipici della sinistra che sono: giustizia sociale in primis, redistribuzione delle risorse, dignità del lavoro e dei lavoratori con il mantenimento e l’estensione dei diritti che il mondo del lavoro aveva conquistato , riconoscimento delle istanze sociali e dei beni comuni quali patrimonio inalienabile di tutti i cittadini, tanto per citare i più importanti. Se invece si vuole andare nel senso del neo-liberismo e dell’individualismo ,liquefacendo lo stato e permettendo il borseggio della collettività da parte dei poteri finanziari in primis , e di quel capitalismo corsaro e prevaricatore , basta dirlo chiaramente! Avere opinioni e visioni neo-liberali va benissimo , lasciare nell’incertezza e sbigottiti i propri elettori soprattutto in tempo di profondi cambiamenti come sta avvenendo oggi, è incoerente e sbagliato, ma soprattutto risulterà perdente da un punto di vista politico. Questi partiti andranno in contro a profonde crisi di identità politica, gli elettori smarriti e disamorati andranno in cerca di una politica che li rappresenti! Rimanere in mezzo al guado senza avere il coraggio di fare scelte chiare è qualunquismo., se non becero opportunismo. Pensare di porsi come guida di un paese senza risolvere la questione sostanziale della propria identità renderà le sinistre deboli e incoerenti . Fare progetti , dare direttive e poi assecondare il volere una società neo-liberale , non ci consentirà di avere l’una ne di avere l’altra. La politica deve decidere se mettere al centro delle sue attenzioni l’individuo, o se tornare ad occuparsi anche del collettivo, se contano di più le esigenze dei meno o delle masse , se tassare chi ha di più , od ostinarsi a togliere ancora reddito e diritti alle classi più ambienti ,che diventano sempre più arrabbiati e consapevoli di questa iniquità. In America la classe agiata super ricca contribuisce con appena il 15% del proprio reddito, mentre la classe media ha una tassazione mediamente del 40% , e questo a vari livelli avviene anche in Europa ed in Italia. Oggi possiamo cominciare a definirci post-ideologici per quanto riguarda le ideologie del secolo scorso, ma non è possibile non avere una ideologia, intesa come visione della società a prescindere. Siamo pertanto condannati ad elaborare nuove strategie per quanto riguarda l’economia e un’idea di società che tenga conto sia delle risorse disponibili sia del numero di individui e dei loro diritti per potervi accedere. La politica può scegliere di non fare niente oppure come adesso in Italia di fare un passo indietro, ma essa verrà travolta dagli eventi, e saranno questi a governarla, e non viceversa come invece ci si augurerebbe. Se l'Euro come esperimento monetario fallirà , potrà farlo indipendentemente dalle singole volontà dei paesi aderenti, semplicemente perché soggetta a leggi di mercato che nessuno guida più. Oppure sospinta da sommosse popolari che non vorranno morire di fame a causa e per conto del suo attuale mantenimento, che ormai prescindono dai reali benefici. Ci potrà ancora essere spazio per un riformismo di sinistra , che tenta di riformare lo stato sociale per adattarlo alle esigenze del libero mercato neo-liberista? Significherà spiegare ai propri elettori che si tratteranno di aggiustamenti al ribasso, e bisognerà capire dove può essere collocato il punto di rottura dell’equità sociale, cioè il punto di equilibrio passato il quale si dà avvio un effetto valanga sociale da cui difficilmente si torna indietro. Il problema Europa. Oggi i governi europei nostrani ci cantano la monotona nenia che l’integrazione Europea sia necessaria per i nostri stessi interessi, e che bisognerà fare tutto il possibile e forse anche l’impossibile per salvare questa unione Europea e monetaria, anche a costo di morire per questa causa. Ma cosa è in definitiva lo spazio Europeo adesso , cosa è rimasto del sogno dei padri fondatori, cosa c’è ancora rispondente alla carta dei principi dell’unione Europea? Quello a cui stiamo assistendo è uno scenario raccapricciante, dove il risentimento sta prendendo sempre più corpo in quei popoli che si sarebbero dovuti unire per formarne uno unico. Ecco un sunto tratto da un articolo di Moreno Pasquinelli sollevazione.blogspot.com. L’Europa attualmente si può configurare essenzialmente come uno spazio economico e per giunta fragile, a causa delle storture native gravissime che convergono su due cause complementari: La moneta unica da una parte e, dall’altra, i Trattati di Maastricht e di Lisbona i quali, massima assurdità, non sono tanto trattati politici, ma trattati stringenti di politica economica , monetaristi e liberisti al tempo stesso. Dove sta l’assurdità? Nessun governo serio si impiccherebbe mai ad un dogma economicista, (oltretutto senza non hanno nessun fondamento scientifico) e nemmeno ad una data dottrina. L’economia conosce dei cicli, espansivi o recessivi, ad esempio. Ogni economia è infine parte dell’economia mondiale , e deve adattarsi in maniera flessibile e repentina agli scambi, agli andamenti delle partite correnti. Può quindi vedersi obbligata, ad agire su più leve, tra cui ad esempio quelle della politica monetaria, della svalutazione competitiva, del credito, del mercato del lavoro ecc..,per fare fronte ai mutamenti repentini. La prussiana costruzione dell'euro, in un mondo competitivo che corre a velocità forsennate, solo per questa sua estrema rigidità, è destinata a sfracellarsi. Ed è come minimo singolare che mentre i governi "europeisti" (ovvero quelli che portano l'Unione allo sfascio) fanno della "flessibilità" del mercato del lavoro un mantra, esibiscono la più tetragona ottusità, persistano nel difendere ad ogni costo, contro ogni evidenza, i Trattati di Maastricht e di Lisbona. Come si vede americani ed inglesi non commettono lo stesso errore, anzi, da paesi leader del liberismo, sono stati lesti nell'adottare misure di tipo keynesiano, ovvero non di austerity ma di quantitive easing, di sostegno ampio al ciclo economico depresso. L'eurozona sembra una gabbia di matti, di dogmatici, di sacerdoti dell'ortodossia liberista e monetarista, ciò malgrado le loro dottrine abbiano fatto evidente fiasco. Se questi ierocratici si ostinano nella loro posizione, è anche perché gran parte delle sinistre europee li sostengono de facto, non vogliono prendere atto che l'Euro è stata sì una scommessa ambiziosa, ma una scommessa già persa. Solo la miopia o il servilismo verso le oligarchie bancarie (anti)europeiste può spiegare tale atteggiamento suicida. Questo tipo di Europa si può ancora considerare la soluzione oppure è divenuto il nostro più pressante problema? Antonino Costa.

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