lunedì 5 dicembre 2011

La teoria economica e il monetarismo Neo-liberale.




C’è il fondato sospetto e per molti è già certezza che la teoria economica Neo-liberale non sia neanche da considerarsi una teoria economica, bensì un’elaborata strategia militare di conquista di nazioni straniere attraverso l’impiego della finanza anziché  dell’esercito in armi. Si tratta in definitiva di impiegare l’arma finanziaria al posto di quella militare. Si è dimostrata  molto più economica e sicura dell’ opzione militare stessa ,e di gran lunga più flessibile e controllabile.
Ma quale è il fine?
Lo scopo è il più antico del mondo ed il più perseguito dalla specie umana, depredare i beni altrui, ridurre in schiavitù, ottenere potere attraverso l’altrui assoggettamento , nonché agi e ricchezze con il minimo sforzo possibile ,  evitando i rischi connessi a tale attività.
Perché è plausibile che non si tratti di teoria economica?
In primo luogo non esiste paese che avendola applicata abbia tratto dei vantaggi economici reali, e quei paesi che l’hanno propagandata ( in primis USA ed Inghilterra) non erano realmente neoliberisti . Lo scopo era ed è quello di imporlo ad altri paesi e non a se stessi, in modo tale da indebolirne le difese economiche  e  permetterne così la conquista  attraverso la privatizzazione delle imprese di produzione  di beni e servizi nazionali, nonché l’espropriazione delle risorse naturali. E’ pura e semplice politica di espansione economica nazionale, attuata con mezzi diversi . Chi si è opposto ha dovuto subire  la minaccia militare, e altre volte anche l’azione militare.
Le prove di quanto affermato possono essere sia deduttive sia induttive, e queste è possibile trarle soprattutto dal terreno della realtà. A tale proposito è utile citare un brano tratto dal libro di Loretta Napoleoni “ Il Contagio” , ed ecco cosa  determina il neoliberismo:
-Le prove generali delle rivolte arabe, mediorientali ed europee sono avvenute in Sud America dieci anni fa, solo che allora non esistevano i social media e quindi non c’è ne siamo accorti. In realtà si tratta della stessa pandemia democratica, che ha impiegato anni ad attraversare l’oceano. La matrice è infatti sempre la solita: il rifiuto da parte della popolazione del modello neo-liberista che poggia sulla privatizzazione dei beni dello stato e sulla concomitante spesa pubblica.                  Sulla carta non c’è nulla da obbiettare , il neo-liberismo prende piede ( lei comunque ritiene si tratti  di una teoria economica ,pur dimostrando che nella realtà non funziona) quando l’esperimento dello Stato assistenziale , il Welfare State, è già fallito. Molte delle critiche mosse al vecchio modello sono valide e fondate. Il problema è l’applicazione del nuovo canovaccio economico da parte di un élite che lo manipola a suo vantaggio. (Chiara dimostrazione che non è una teoria economica ma una strategia di aggressione ai beni comuni e alle sovranità nazionali da parte di mercati manipolati). L’alleanza che nasce tra potere politico ed economico per promuovere la nuova dottrina degenera presto in un accordo  tacito per fare i propri interessi, invece di favorire la crescita economica e il benessere della popolazione (c’era da dubitarne?).        Però nessuno se ne rende conto (una strategia ben congegnata deve rendersi invisibile). E’ la prima volta nella storia che un simile accordo viene stretto alla luce del sole, molti elettori se ne rallegrano vedendovi la riprova che qualcosa è cambiato dai tempi dell’emergenza dello Stato nell’economia ( anche in Europa accade oggi la stessa cosa , e in Italia con la rassegnata convinzione che da questa emergenza si esce appunto introducendo massicce dosi di Neo-liberismo.) In effetti , qualcosa è davvero cambiato. Ora è l’economia ad ingerire lo stato  (come volevasi dimostrare) surclassandone le funzioni e strangolando i suoi cittadini.                                      Invece di facilitare la democratizzazione dell’economia attraverso privatizzazioni e liberalizzazioni, infatti il credo neoliberista cementa il potere delle élite, che diventano moderne caste e deviano la crescita verso il portafoglio di una piccola percentuale della popolazione ( aggiungerei anche l’espropriazione della sovranità nazionale attraverso la migrazioni di risorse naturali e capitali verso altri paesi): L’un per cento   di quella mondiale intasca più della metà della ricchezza prodotta. Uno dei sintomi di questa devianza è dunque la sperequazione dei redditi(redistribuzione dal basso verso l’alto). Quella che ci viene proposta come la formula magica del benessere ,(forse non si tratta di una teoria economica??) nel decennio del thatcherismo e del reaganismo , ha effettivamente qualcosa di taumaturgico: fa vincere le elezioni a chi la sa applicare. Ma a livello economico e sociale produce, prima nella periferia dell’impero e poi al centro , solo crisi (C.V.D.). Questa è una verità che i burocrati delle organizzazioni internazionali (FMI ,BM, WTO, BCE ,etc..)non ammetteranno mai (chissà perché? Eppure a questi burocrati non mancano né titoli accademici ne ruoli di primo piano nell’economia mondiale). E i politici nemmeno, nonostante abbiano assistito negli ultimi venti anni a ripetute prove generali della crisi ( ma li avete osservato bene questi politici? Quei pochi che sanno sono affaccendati a fare i soldi, e la maggior parte dei rimanenti sono soltanto delle comparse, in un film di cui ignorano perfino la trama)  del debito sovrano che oggi colpisce il cuore dell’impero (Chi di spada ferisce di spada perisce). Nel 1994-1995 è la volta del Messico , pochi anni dopo, nel 1998 tocca alla Russia, nel 1997-1998 ai Paesi Asiatici , dopo il crollo dell’Argentina va in fallimento l’Ecuador ,nel 2008 l’Islanda e adesso sono i PIIGS a rischiare grosso. La verità è che la storia economica della globalizzazione non è un epica di vittorie e progressi ma un racconto dell’orrore, popolato da vampiri in gessati firmati, che dalle piazze affari occidentali succhiano ricchezza a chiunque (chissà dove la porteranno poi?) sia tanto stupido da credere alle loro proiezioni. Un ladrocinio in guanti bianchi ,insomma. Ma anche loro i Chicago Boys, i rampanti agenti di cambio ,i venditori dei derivati , sono solo marionette e raccolgono come molti politici le briciole della grande abbuffata neo-liberista.-
P.S. Le annotazioni fra parentesi sono  mie.
Quanto sopra è una breve ma magistrale narrazione di come il neo-liberismo inteso come scienza economica non abbia mai funzionato. Ciò che più stupisce nonostante le ripetute prove negative a cui assistiamo quotidianamente, è la credenza fideistica dei suoi sostenitori. Essi riuniti nelle varie associazioni concentrate soprattutto in occidente (i Think Thank  del pensiero neoliberale) continuano ostinatamente a pretendere di piegare le popolazioni al loro credo, come se si trattasse di una evangelizzazione forzata. Pretendono di piegare le nazioni ai dettami e ai capricci di un mercato finanziario, che è come affidarsi alle corse dei cavalli, o alle scommesse delle corse dei cani o al totip etc.. Pretendono di trattare intere nazioni come se fossero delle imprese . Quando una impresa industriale o di altro tipo è in difficoltà licenzia i propri lavoratori, e quindi non fa passivi, le imprese poi hanno la sola funzione sociale di fare profitti producendo beni e servizi, scaricando i passivi sulla società intera. Ma può una nazione comportarsi allo stesso modo? Può una nazione licenziare i propri cittadini? Può una collettività intera che ha al proprio seguito bambini ,anziani, malati ed altri passivi del genere? Certo che no!
Il più grande divulgatore del neo-liberismo : Milton Friedman
Il secolo scorso ha visto la più grande divulgazione di teorie economiche di tutti i tempi, siamo passati dal liberismo al capitalismo con la nascita del comunismo di Karl Marx, al Keynesismo dopo la seconda guerra mondiale, e con l’ascesa a potenza militare economica degli USA siamo approdati al neo-liberismo, e in particolar modo all’introduzione nel mondo della teoria più importante di Milton Friedman “Il monetarismo”.
Con il monetarismo la teoria economica Liberale nonché ideologia politica fa un salto di qualità, fino ad essere ritenuta da molti vera e propria scienza, e gli viene dato l’appellativo - Neo-liberismo-. Negli anni sessanta Friedman e Anna Schwartz  pubblicarono un importante lavoro, “Storia monetaria degli USA dal 1867 al 1960”, dove sostenevano che “L’inflazione è sempre e dovunque un fenomeno monetario”. Questo testo è divenuto una sorta di bibbia per i neo-liberisti. Il mondo intero dopo gli anni ottanta ha adottato formule economiche estratte da questo studio, ritenendole sicure , in quanto provate da studi scientifici .
*La Banca Centrale Europea basa ufficialmente la sua politica su teorie monetariste, perseguendo l'obiettivo della stabilità dei prezzi (lotta all'inflazione) attraverso la regolazione dell'offerta di danaro.
Friedman ritiene che la domanda di moneta sia una funzione stabile di parametri economici conosciuti, e pertanto regolando attraverso la banca centrale la quantità di denaro in circolazione è possibile determinare il buon andamento dell’economia. Lo stato dovrebbe fare soltanto questo e poche altre cose, e lasciare al mercato il compito di autoregolarsi, astenendosi da intervenire o meglio interferire nelle cose economiche. Dovrebbe privatizzare i beni e servizi comuni alienabili al libero mercato , che saprà più efficientemente gestirli. Inoltre ritiene che gli amministratori delle aziende devono la loro fedeltà esclusivamente agli azionisti . Pertanto il fine unico è quello di fare profitti per gli azionisti, e devono essere esentati da qualsiasi altro ruolo sociale , o implicazione di carattere etico.
*In economia il monetarismo è una teoria macroeconomica che si occupa principalmente degli effetti dell'offerta di denaro governata dalle banche centrali. Le teorie monetarie, in particolare, hanno come obiettivo il controllo dell'offerta di denaro e considerano l'inflazione come conseguenza di un'offerta di denaro superiore alla domanda.
*Critici del monetarismo sono i neo-Keynesiani, i quali sostenengono che la domanda di denaro è intrinsecamente collegata all'offerta, e diversi economisti conservatori, che sostengono invece l'impossibilità di predire la domanda di denaro.Stiglitz ha teorizzato che la relazione tra l'inflazione e l'offerta di moneta sia debole per l'inflazione ordinaria, mentre tassi elevati di inflazione sono un effetto della spesa pubblica in una situazione in cui la crescita del prodotto interno lordo non riesca ad assorbirla. 
*Note da Wikipedia.
Da un primo esame di tutto questo guazzabuglio si riesce a dedurre che le teorie economiche sono soltanto teorie empiriche non provate, e hanno poca attinenza con la scienza i cui caratteri rigorosi sono difficilmente controvertibili. Inoltre esistono varie correnti di pensiero e già questo impedisce di credere che si tratti di una scienza esatta. In più sentite cosa ha detto Friedman in una intervista del 2003:
*In un'intervista al Financial Times del 6 giugno del 2003 Milton Friedman sembra ripudiare la politica monetarista, affermando che "l'uso della quantità di moneta come obiettivo non è stato un successo" ... "non sono sicuro che oggi la incoraggerei con la stessa forza con cui l'ho fatto in passato."
*Nel 2003 Milton Friedman ha ritrattato molte delle politiche degli '80 basate su obiettivi quantitativi. Nel fare questo egli ha fondamentalmente ammesso che non è facile predire la domanda di moneta, una delle obiezioni delle prime ore al monetarismo.
Ora potremmo stare per ore a parlare di teorie economiche , e  sarebbe sicuramente istruttivo, ma  mi preme arrivati fino qui enfatizzare quanto segue:
1.      Le teorie economiche non sono un fatto scientifico, e pertanto possono essere fallaci. Qualora la loro applicazione dovesse risultare dannosa (come sta avvenendo adesso in Europa) dovrebbero essere abbandonate.
2.      La teoria monetarista sviluppata da Friedman ,è stata fondamentalmente un insuccesso là dove è stata imposta ,e quindi si tratta di un fatto scientifico essenzialmente nel dimostrare che è un fallimento (vedi sistema monetario Europeo).
3.      La globalizzazione attuata con la completa liberalizzazione dei capitali e con la completa rimozione delle protezioni produttive, a una prova empirica sta dimostrando la sua inconsistenza economica anche da un punto di vista degli gli stessi ideatori, sta creando enormi squilibri sia nelle produzioni di beni che nei consumi, e  soprattutto nella finanza, che ad oggi dagli anni ottanta ha raggiunto il valore di dieci volte superiore al valore del P.I.L. mondiale.
4.      Oggi siamo all’anno zero, il momento è topico, e pertanto è tempo di abbandonare le teorie economiche preconfezionate. E’ tempo di pensare a un nuovo sistema economico che tenga conto di ciò che è stato elaborato in passato ,ma che lo riadatti al presente senza preconcetti per nessuno , e senza pensare di avvantaggiare alcuno più di altri. Soprattutto è tempo di smettere di usare queste teorie fallaci come paravento ,per legittimare il furto alle classi medie e medio basse di tutti i paesi del mondo, a favore di una piccola élite di neo-affaristi, a cui preme soltanto l’idea di arricchirsi enormemente attraverso questo sistema.
5.      Ridiamo alla politica il posto che gli spetta, e soprattutto ridiamo al popolo intero il ruolo che gli è stato sottratto , affinché si compia un salto verso una reale democrazia dei molti, salvaguardando gli interessi generali e non quelli particolari.
6.      Per finire c’è da sottolineare l’enorme incoerenza tra l’idea di un sistema liberale, che pretende di dare massima libertà all’economia, e gli effetti che invece si riscontrano. Inoltre il sistema monetarista di Friedman, attualmente in vigore alla BCE (ecco perché non è stato voluto un governo comune per la  politica economica della UE, si pensava di governarne la economia comune attraverso la manipolazione della moneta usando le teorie di Friedman vedi parametri di Maastricht) . Quando esiste un governo che forzosamente  pretende di stabilire e a prescindere quale debba essere il tasso di inflazione, e quanta moneta debba girare nel sistema e diciamolo pure , attraverso meccanismi oscuri decide quale è l’inflazione dei paesi membri , senza un reale rapporto con la realtà, il disastro è solo questione di tempo. Ma cosa c’è di più illiberale di un sistema che viene forzato ad andare in una data situazione economica? E che pretende di dettare alcune regole economiche importanti, come la liberazione forzosa dei capitali, l’apertura completa dei mercati senza approntare alcuna difesa , e inoltre impone veti e divieti , come l’impossibilità da parte delle popolazioni di potere decidere se aderire oppure no, il divieto di rinegoziare il debito quando diviene troppo elevato, il divieto tassativo di creare un pò di sana inflazione che attualmente risolleverebbe almeno nel breve il problema finanziario ed economico. Come si può essere liberi se qualcuno detta le sue regole per questa libertà?? E quanto può essere rappresentativa una democrazia che perde la propria sovranità a favore dei mercati? E poi come è possibile vivere e progettare una vita con questa continua minaccia finanziaria?
7.      Oggi la miscela esplosiva è pronta ad esplodere , esattamente come nella cronistoria di L. Napoleoni , quando si trattò degli altri paesi. L’instabilità sociale dell’occidente intero sarà una costante dei prossimi anni, e la crescita sarà un vero miraggio compresa per la Germania che tanto si vanta di volere dettare le regole.
Per finire mi preme introdurre un altro attore in questo breve racconto: Noam Chomsky, dalla cui critica al neo-liberismo è scaturita l’idea di questo pezzo.
Noam Chomsky è ritenuto negli USA uno tra i dieci più importanti intellettuali del paese. Professore emerito di linguistica al Massachusetts Institute of Technology è riconosciuto come il fondatore della grammatica generativo-trasformazionale, spesso indicata come il più rilevante contributo alla linguistica teorica del XX secolo.
Si tratta di una persona impegnata anche politicamente , ed è proprio da questo suo impegno ormai più che trentennale che si basano tutta una serie di idee e posizioni circa la politica estera di molti paesi occidentali tra cui gli USA, ritengo infatti che la sua critica al neo-liberismo e quindi anche al monetarismo di Friedman abbia solide basi  e argomentazioni, basate su osservazioni reali della attuale situazione socio politico in cui viviamo.
Per fare questo inserisco un testo la cui lettura chiarisce molto bene di quale critica si Tratta:

*La critica al neoliberismo di Noam Chomsky

Autore: Matteo De Laurentis / Fonte: rebelion.org
“Crisi globale dell’economia”, è questa una delle espressioni più diffuse che hanno riempito le prime pagine dei giornali e i titoli dei telegiornali negli ultimi tre anni (dal 2009-2011). Perché? Che cosa è successo?
Esiste un metodo di analisi che possa mostrare in maniera semplice se non i meccanismi dettagliati di questa crisi, almeno le caratteristiche generali e intrinseche del complesso economico-politico che pare essere franato tutto d’un colpo?
Attraverso lo studio della critica di Noam Chomsky al neoliberismo contemporaneo la risposta più plausibile è che il sistema fosse destinato a tale fine; l’analisi del linguista statunitense, infatti, pare essere uno strumento in grado di darci un criterio per disegnare questo quadro, grazie alla descrizione di un rapporto biunivoco tra politica ed economia.
Il punto di partenza è, dunque, la critica al neoliberismo, concetto guida dell’economia degli ultimi decenni. Ma cosa si intende per neoliberismo?
La definizione teorica di questo termine è: una dottrina economica che sostiene la liberazione dell'economia dallo Stato, la privatizzazione dei servizi pubblici, la liberalizzazione di ogni settore non strategico e la fine di ogni chiusura doganale; in sintesi, la teoria economica del mercato del globale che secondo le analisi degli economisti ha fallito, come spiega in modo esplicito, Duccio Cavalieri, professore ordinario di economia dell’Università di Firenze:
“In breve, la crisi ha evidenziato la mancanza nel sistema capitalistico attuale di validi meccanismi di autoregolazione del mercato. In questo senso, si può certamente parlare di fallimento del neoliberismo..”
Ma questo sistema economico funziona davvero così? Realmente risulta essere svincolato dalle politiche statali e fondato su una vera autoregolazione del mercato?
Da qui prende le mosse lo studio di Chomsky. A suo parere, infatti, il primo passo per comprendere una catena economica è sicuramente la struttura politica in cui essa si muove.
L’autore inizia la sua riflessione dalla fine della II guerra mondiale, vero e proprio nodo storico verso la struttura attuale delle relazioni internazionali.
Egli ci descrive gli anni che in scienza politica sono definiti del bipolarismo, dove gli Stati Uniti si presentavano come leader globali per potenza e ricchezza, con l’auspicio di mantenere tale ruolo ed estendere il loro sistema economico in quella che era chiamata la “Grande Area”, ossia tutta la porzione del globo al di fuori del blocco sovietico. In che modo gli Stati Uniti volessero imporre il proprio dominio, Chomsky lo ricava da un memorandum rimasto a lungo segreto, lo Studio di Pianificazione Politica n° 23, scritto da George Kennan, capo dell’ufficio programmazione del Dipartimento di Stato, nel 1948. La sintesi di esso è che, al fine di mantenere la superiorità conseguita, le strategie avrebbero dovuto privilegiare una politica di potenza, libera da sentimentalismi e ideologie quali ad esempio l’idea che il governo fosse responsabile del benessere di tutta la popolazione, o la difesa dei diritti umani, perché l’unico interesse da difendere era quello statunitense, ossia, come Chomsky stesso sottolinea, le necessità dell’economia americana. Egli ricava, dunque, da queste linee guida, la chiave per interpretare tutte le azioni militari degli USA dopo la II guerra mondiale. Ad ogni zona della “Grande Area”, infatti, era stato affidato un ruolo, e se uno stato all’interno di essa si fosse rifiutato di svolgerlo, l’intervento americano sarebbe stato immediato, come la guerra del Vietnam ben dimostra.
Questo prima parte di analisi suggerisce, pertanto, un primo paletto da porre alla definizione di neoliberismo. Se la scacchiera mondiale è soggetta in questi termini alla politica dello stato leader, infatti, il concetto di libero mercato trova un primo concreto ostacolo.
L’analisi di Chomsky non si ferma qui comunque, ma anzi indica un’altra tappa storica fondamentale per comprendere lo stato attuale delle cose, prettamente legata alla realtà finanziaria. L’anno è il 1971, quando una profonda accelerazione verso il neoliberismo contemporaneo fu causato dalla decisione dell’amministrazione Nixon di smantellare il sistema economico mondiale nato dagli accordi di Bretton Woods (1944), abolendo la convertibilità del dollaro. Vediamo perché:
“Gli accordi di Bretton Woods miravano a controllare il flusso dei capitali. Nel secondo dopoguerra, quando Stati Uniti e Gran Bretagna hanno creato questo sistema, c’era un gran desiderio di democrazia. Il sistema doveva preservare gli ideali sociali democratici, in sostanza lo Stato previdenziale. Per farlo occorreva controllare i movimenti di capitali. Se li si lascia andare liberamente da un paese all’altro, arriva il giorno in cui le istituzioni finanziarie sono in grado di determinare la politica degli Stati. Costituiscono quello che viene chiamato “Parlamento Virtuale”: senza avere un’esistenza reale, sono in grado di incidere sulla politica degli Stati con la minaccia di ritirare i capitali e con altre manipolazioni finanziarie.[...] Così in tutto il mondo, si assiste da allora a un declino del servizio pubblico, alla stagnazione o al calo dei salari, al deterioramento delle condizioni di lavoro, all’aumento delle ore lavorative.”
A seguito di queste affermazioni, la rete politico-economico risultante si profila così: da un lato una politica unilaterale imposta dal leader globale al resto del pianeta, dall’altro la possibilità per i flussi di capitale di muoversi liberamente all’interno di questo spazio. Il disegno non è ancora concluso, ma è importante notare, a questo punto, una considerazione ovvia ma degna di essere esplicata: a chi appartengono questi capitali liberi di muoversi all’interno del sistema? Ovviamente alle grandi multinazionali, in particolare quelle americane.
Ma perché questo libero flusso di capitali, ha causato nel corso degli anni un costante impoverimento della popolazione, una riduzione dei salari e il declino del servizio pubblico?
La spiegazione può essere formulata attraverso tre valutazioni.
Consideriamo, in primo luogo, il libero movimento dei capitali: è questo il fattore principale che negli anni ha determinato la costante contrazione dei salari e il calo del loro potere d’acquisto. Questo perché la possibilità di spostare il denaro senza barriere è divenuta una delle più potenti armi delle imprese da schierare contro le richieste delle associazioni dei lavoratori per un miglioramento delle loro condizioni di retribuzione o di lavoro in generale. La semplice possibilità di poter minacciare di trasferire la produzione a proprio piacimento, o averla spostata in luoghi dove il costo della manodopera era decisamente inferiore, ha progressivamente annichilito le rivendicazioni della classe lavoratrice, posta in una condizione di precarietà sempre crescente.
La seconda domanda da porsi è: da dove arrivano questi enormi capitali che i gruppi di potere, gli investitori, spostano a loro piacimento e senza porsi troppe domande? Chomsky risponde e dimostra che la risposta è “dallo Stato”. Si può definire questo passaggio come cruciale nell’analisi della Sua critica al neoliberismo, perché esso spiega due fatti:
A) il neoliberismo è pura teoria, l’economia reale è profondamente influenzata dagli stati;
B) le industrie delle multinazionali americane hanno sempre sovvenzioni o finanziamenti statali, pertanto mentre i profitti sono privati, i costi e i rischi gravano sulla popolazione.
Per spiegare il primo punto, Chomsky sottolinea come i due principali propugnatori internazionali del neoliberismo, USA e Gran Bretagna, in particolare a partire dagli anni ’80, nelle figure dell’allora presidente Ronald Reagan e del Primo Ministro Margaret Tatcher, abbiano sempre attuato misure protezionistiche di grande portata a difesa dei loro mercati interni. Analizzando il bilancio dell’amministrazione Reagan pubblicato sulla rivista “Foreign Affairs”, l’autore afferma che “egli fu il regista della più grande svolta verso il protezionismo mai verificatasi a partire dagli anni trenta.”
Alla luce di queste considerazioni, e in relazione all’analisi della politica internazionale statunitense fatta in precedenza, possiamo quindi affermare che se si può parlare di neoliberismo, esso va definito unilaterale. L’azione internazionale statunitense apre la strada agli investimenti delle sue grandi aziende, impone le modalità di governo e le politiche necessarie per favorirle e, nello stesso tempo, le mette al riparo dalle possibili conseguenze negative che il sistema da loro imposto potrebbe causare di riflesso.
Oltre ad essere protette dall’esterno, però, le grandi multinazionali sono difese dalla politica anche all’interno dei loro stati. Infatti, le misure protezionistiche garantiscono loro il mercato su cui far rifluire i prodotti (oltre a quello creato all’estero), godono di una legiferazione che gli garantisce, spesso, più diritti di un singolo individuo (per fare un esempio si consideri in Italia la Legge Maroni) e ottengono il denaro da investire da sovvenzioni statali, fatto totalmente contrario alla teoria neoliberista.
In questo senso, quindi, Chomsky afferma che i profitti sono privati ma i costi e rischi sono pubblici, socializzati.
Il risultato di queste analisi evidenzia tre caratteristiche fondamentali:
A) il progressivo impoverimento delle popolazioni degli stati potenti, poiché su di esse gravano i costi militari, i finanziamenti alle multinazionali e il progressivo calo dei salari;
B) lo sfruttamento delle aree più arretrate del pianeta, che fungono da bacino di risorse, umane e materiali, sia per la produzione sia per la creazione di nuovi mercati;
C) l’alleanza “Stato-Capitalismo” come arma di difesa.
Se il quadro era ed è questo, non era forse destino che la crisi mondiale, che oggi ci investe, piombasse sulle nostre teste? Certamente, come afferma Cavalieri, questo “neoliberismo” ha fallito.
Ha forse ragione Noam Chomsky, quando afferma che la comprensione della politica e dell’economia è alla portata di tutti, se si smaschera la retorica che le circonda e si raccontano i fatti per quello che sono?

Antonino Costa                                                              5 Dic. 2011
                




                  




martedì 15 novembre 2011

EURO Risentimento





A. Costa


Il risentimento è sicuramente una delle emozioni più complesse dell’uomo.

E’ un sentimento che anticipa ,lo si può associare alla delusione che deriva da una promessa non mantenuta, o dall’essere stati raggirati da una forza molto potente , dalla quale non si è potuto in seguito avere giustizia. E’ uno stato emotivo indefinito, che prelude a qualcosa che verrà, è una stato dell’anima in divenire. Col tempo se non trova risposte può diventare odio, poi desiderio di vendetta, e infine sfociare in atti di violenza. Lo si può combattere soltanto quando a questo sentimento che non è necessariamente negativo si trovano le giuste risposte . Il risentimento cova sotto la cenere, oppure può essere palese, in ogni caso è il sintomo di un malessere causato da una situazione di incertezza, da una delusione ,o dall’impotenza ad affrontare una situazione ingiusta che si protrae nel tempo con le sole proprie forze . Il risentimento (o rancore) è un'emozione data da un misto di rabbia e desiderio di rivalsa, che si prova come conseguenza di un torto subito, sia esso reale o immaginario.
E’ il cielo che si annuvola prima di un temporale o di una… tempesta o di un uragano. E’ il sentimento che oggi prevale in Europa e in tutte le democrazie occidentali verso la politica e le sue istituzioni , verso la finanza e il capitalismo neoliberale che viene imposto dalla politica come un dogma religioso , le cui contradizioni stanno mettendo in ginocchio intere popolazioni anche nei paesi del ricco occidente.

Alla nascita di questo risentimento ha contribuito largamente la rete , che ha consentito finalmente una informazione libera e veloce. Questa ha permesso il rapido diffondersi di movimenti come gli “Indignados” ,che per la prima volta nel mondo, il 15 di ottobre 2011 hanno svolto una manifestazione globale contro quei poteri che sono causa di questa crisi (e le precedenti) e che si annuncia come una delle più grandi della storia. Coloro che hanno potuto informarsi e formarsi una chiara idea di come funziona il sistema in cui viviamo (Politica finanza ed economia, quella vera che non insegnano nelle scuole), stanno metabolizzando le possibili risposte, e seppure ancora impotenti difronte alla enorme macchina che devono combattere, stanno cominciando ad intravedere ed ad elaborare le possibili strategie, per trovare rimedi e contromisure. Coloro che continuano ad appartenere al primo mondo (vedi “Due Mondi”), e che non hanno ancora aggiornato le loro informazioni ,continuano ad essere confusi, provano soltanto un risentimento indefinito , e sostanzialmente sono ancora fiduciosi che verrà ristabilito il vecchio equilibrio, anche se in cuor loro intuiscono che nulla sarà come prima.

Breve storia dell’unione Europea.

Il processo di integrazione europea ha compiuto ormai circa 65 anni . Subito dopo la seconda guerra mondiale venne avviato un percorso, che nella mente dei padri fondatori, avrebbe dovuto portare l’Europa ad una integrazione spontanea dei popoli su basi democratiche e di pari dignità, a memoria e per scongiurare quei massacri che si videro durante le due guerre mondiali del secolo scorso. Nella seconda guerra mondiale, circa 40 milioni di persone soltanto in Europa vi trovarono la morte, e la maggior parte erano inermi civili.

Inizialmente si trattò di uno spazio comune per gestire le rispettive industrie siderurgiche dei 6 primi stati fondatori (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi) era il 1951, fino ad arrivare agli attuali anni dove venne introdotta una moneta unica detta “Euro” , e dove incominciò un notevole allargamento per l’integrazione dei paesi dell’est Europeo. Oggi i paesi aderenti sono 27 e 15 di essi hanno adottato l’Euro. La narrazione della storiografia dell’unione Europea esula gli scopi di questo articolo, pertanto mi limiterò ad indicare le date salienti del percorso di integrazione, concentrandomi invece sui principi che hanno ispirato questo processo.

Fra gli obbiettivi principali che si pone l‘unione Europea c’è la promozione della pace, dei suoi valori e del benessere dei popoli (art. I-3). Tra le altre cose viene ritenuta importante perseguire la “coesione economica e sociale” come valore fondante della comunità Europea. Ci sono cose come la promozione del progresso scientifico e tecnico, la solidarietà tra le generazioni, nonché la tutela dei diritti dei minori. Per chi volesse approfondire http://europa.eu/scadplus/european­_convention/objectives_it.htm vi troverà un testo esaustivo sui principi fondanti dell’unione.

Chi non vorrebbe aderire ad una unione cosi fatta? La risposta viene da se, negli ultimi anni (prima della crisi) c’è stata la corsa affannosa a procurarsi i titoli giusti per poterne fare parte, e quindi nell’arco di poco tempo abbiamo assistito ad un allargamento tumultuoso che oggi conta 27 stati, e in futuro (ma la cosa è controversa) vi dovrebbe aderire pure la Turchia. 15 di questi stati hanno adottato una moneta comune che è stata denominata Euro, ma senza un governo comune per l’economia.

Quindi tutto bene voi direte ! No il sogno è durato a lungo, ma era appunto un sogno troppo bello per essere vero , finché le cose sembravano andare bene , e c’era un’economia che in qualche modo cresceva , e soprattutto non è arrivata la crisi in atto, a tutti pareva che l’unione tenesse , e anzi in tanti ringraziavano per il fatto di farne parte perché li metteva al riparo dalla crisi finanziaria; fino a quel momento eravamo Euro entusiasti! Poi dal 2010 improvvisamente le sorti girarono, e un paese membro , che ha adottato la moneta unica ,la Grecia, si trovò improvvisamente vittima (anche se con qualche colpa) di una tempesta finanziaria. All’inizio l’unione doveva garantire a questa nazione soltanto 9 miliardi di euro, ma anziché correre in suo soccorso , secondo un principio di solidarietà e sussidiarietà, in quanto paese membro dell’UE , (si trattava di difendere uno della famiglia) incominciò uno strano balletto , nonché l’imposizione di draconiane misure di austerity (per rientrare del presunto debito ) che hanno portato oggi la Grecia di fatto al fallimento finanziario. Nel paese la coesione sociale ormai è a pezzi, continui scioperi e proteste spontanee, un risentimento verso i propri politici sia europei che nazionali mai così forte, e l’impossibilità di trovare una qualche tipo di soluzione che li porti fuori dal tunnel. Siamo all’Euro costrizione.

La percezione dell’UE oggi da parte dei popoli.

Questo rendiconto storiografico , mette in evidenza alcuni fatti:

  1. L’unione Europea che ha una magnifica carta , piena di nobili principi , da paradiso ideale si è trasformato in inferno reale, una vera trappola per popoli creduloni, all’improvviso non capiamo più dove siamo finiti e soprattutto in quali mani. Le imposizioni vengono da organismi che nessuno ha mai eletto come –commissione Europea, BCE, e perfino FMI- (quando arriva il fondo monetario internazionale vuol dire che sei fregato! Infatti non esiste nessun caso in cui questo fondo manipolato dagli USA e da tutti i banchieri privati abbia fatto uscire un paese dalla crisi, anzi il risultato è un peggioramento delle condizioni di vita di gran parte degli abitanti fino ad arrivare al collasso economico.) e il parlamento europeo che è stato regolarmente eletto che fa??


  1. Oggi viviamo tutti sotto l’egida dei mercati , che notoriamente non votano e i cui interessi sono differenti dagli stati, l’UE anziché difenderci da essi , ci costringe a piegarci alle condizioni capestro di tali mercati, assecondandone tutti i capricci (se qualcuno pensa che i mercati siano spontanei e liberi si sbaglia di grosso! Qui di naturale non c’è rimasto nulla!)


  1. Ma quale menù ci consiglia (anzi ci obbliga) dunque a seguire la famosa Troika? Essi in pratica ci dicono: tu hai un debito troppo elevato secondo i parametri del mercato , perché la tua economia non cresce abbastanza, e siccome ti devi finanziare attraverso i “liberi mercati” loro non si fidano più , e pertanto chiedono più interessi sui titoli di debito, quindi devi fare qualcosa per rassicurarli e potere continuare a finanziarti. Bene voi direte basta creare più lavoro ed economia e il problema si risolve. Giusto dico io ,peccato che viviamo una strana Globalizzazione dove alcuni paesi come la Cina possono fare quello che vogliono mentre noi siamo soggetti all’ortodossia ideologica neoliberale, e pertanto dobbiamo affidarci ad una moneta con un alto valore di scambio, alla libera circolazione dei capitali , alle delocalizzazioni delle imprese ,alle importazioni senza nessuna barriera doganale (senza nessuna protezione per le nostre imprese) e ai capricci del mercato finanziario. Ma allora che si può fare? Bisogna ridurre drasticamente le spese dello stato ! Dopo con uno stato più leggero (meglio se assente soprattutto per il popolo) sarà possibile tornare a crescere ( se i mercati vorranno ovviamente) e con la crescita tornerà la fiducia e i finanziamenti finanziari, ad interessi meno usurai .Quindi ecco la ricetta per la de-crescita infelice: svendita coatta a prezzi di realizzo di tutti i beni e servizi statali, comunali regionali etc…a chi direte voi? Ma è ovvio alla finanza speculadora delle multinazionali e delle grandi banche d’affari , a cui abbiamo già consegnato gran parte dei nostri patrimoni, ed adesso vogliono anche ipotecare il nostro futuro. Potranno comprarsi tutto quello che vogliono, dai monumenti nazionali, alle nostre strade , i servizi pubblici come acqua, linee di trasporti ,le ferrovie, le poste , e forse privatizzeranno anche i Carabinieri ,la polizia di stato, la fanteria etc…In fondo posseggono già il nostro sistema finanziario, la nostra banca centrale (che noi cittadini ovviamente dobbiamo garantire quando va male ma non partecipare agli utili quando macina profitti). Poi visto che non è possibile creare inflazione , e la nostra moneta che è l’inossidabile Euro deve mantenere un alto valore sui mercati, ( è vietato svalutare) per essere competitivi e tornare ad esportare le nostre merci e creare così un surplus con l’estero ,dobbiamo abbassare drasticamente il costo del lavoro, possibilmente portandolo sotto quota Cinese ( mediamente un quinto del nostro attuale) . Ovviamente non sarà possibile mantenere l’attuale stato sociale , la sanità sarà drasticamente ridotta , le pensioni decurtate, i servizi sociali che nel frattempo sono stati privatizzati dovranno attenersi al minimo indispensabile , così ci sarà più concorrenza (ovviamente al ribasso e a spese del lavoro) e prezzi più concorrenziali (ovviamente al rialzo per sodisfare i profitti dei padroni, che potranno prendere quei denari ed investirli in speculazioni finanziarie o delocalizzare altrove o riprestarceli con lauti interessi). In tutto questo, e per il bene del lavoratore, ci sarà la totale libertà di licenziamento per tutti, così avremo più lavoro ed una economia più sana. Ecco questa è la ricetta che ci porterà nuovamente ad essere una potenza industriale nel mondo! Anche se ho romanzato un pochino la situazione, credetemi questo è quello che ci è stato prospettato. I debiti vanno pagati perbacco! Peccato che la grande Germania non li paga mai quando gli tocca, come nel 1953 con i debiti di guerra, o alla fine della prima guerra mondiale .

  2. Peccato che il neoliberismo è tanto libero che vieta alcune cose: Non si può svalutare, non è consentito fare referendum popolari sul proprio destino (vedi Grecia) , non è consentito uscire dall’Euro (moneta attualmente dalle caratteristiche infernali) , non è consentito votare governi ostili ai consigli della troika europea , non è più consentito scegliersi i governi nazionali , ma i primi ministri vengono designati dalla Troika neoliberale Europea, possibilmente di area Goldman , ritenuti grandi esperti in falsificazioni di bilanci statali e di creazione di strumenti finanziari di distruzione di massa, chi meglio di loro!


Se qualcuno dopo avere letto quanto sopra nutre ancora un po’ di ottimismo circa la nostra sorte , beato lui! Forse ha perso il senno .Ciò che ci succederà è già standardizzato: perdita di reddito da parte della popolazione, consumi in picchiata, drastico calo della produzione industriale ,entrate dello stato in picchiata, disoccupazione in rapida crescita, perdita di diritti e di servizi sociali , aumento della povertà, disgregazione sociale, debito statale in rapida crescita ( e già i mercati vorranno interessi sempre più alti per prestarci i nostri soldi) e siccome non abbiamo grandi risorse naturali probabilmente non compreranno neanche più i nostri beni pubblici ( chi vorrebbe fare affari in un paese di barboni), ed infine udite udite…Bancarotta e uscita dall’Euro! Urrà! Finalmente , ma quanta fatica per liberarci di questa moneta scomoda e dei suoi sodali. Pensa siamo dovuti diventare un paese disgregato e povero. Ma nel frattempo cosa sarà successo alle altre economie? Voi che dite? Saranno ancora floride e ridanciane? La grande Germania sarà ancora la locomotiva dell’Eurozona? Ma, ci sarà ancora una Eurozona? O nel frattempo il castello di carta costruito sulle menzogne si sarà sfaldato? Vedete alla Grecia gli hanno collegato le cannule per l’alimentazione artificiale, affinché il paese già morto non vanga dichiarato tale, ma con noi sarà ancora possibile fare la medesima cosa? Credo che l’economia mondiale a quel punto sarà in una grande e infernale recessione , saremo in un grande tunnel buio senza poterne intravedere la fine, (vi ricordo che nel mondo ci sono sette miliardi di esseri umani).

Cosa sarà successo all’Euro risentimento? Non ho capacità divinatorie, ma penso che nel frattempo si sia trasformato in odio, o peggio in un sentimento di vendetta o qualcosa di simile. E del grande progetto di unificazione pacifica dei popoli Europei? Bene , questa storia la voglio raccontare in un altro articolo, dove tenterò di trovare anche un altro punto di vista più positivo ed ottimista, e dove l’unificazione Europea invece potrebbe avere successo.

Antonino Costa 15 novembre 2011.


mercoledì 26 ottobre 2011

Due Mondi.




Di Antonino Costa 27 ottobre 2011


Si potrebbe scrivere un racconto di fantascienza con un titolo simile, invece voglio parlare di due mondi che nonostante coesistono sullo stesso pianeta, e ognuno dei due sa dell’esistenza dell’altro, parlano lingue diverse. Questi due mondi probabilmente dovranno incontrarsi e convivere, ma attualmente risultano essere ancora distanti.

Le comunità umane da quando hanno avuto una qualche forma di organizzazione collettiva, hanno attuato una divisione di classe al loro interno. Sono sempre esistite le differenze sociali basate su ricchezza, su cultura, l’appartenenza o meno ai gruppi dominanti , alle caste sacerdotali o aristocratiche, ai gruppi di lavoratori più umili come a quelli con compiti più raffinati , e via dicendo. La loro esistenza non è mai stata una novità , e nel corso della storia si sono verificate spesso violente lotte tra i vari gruppi sociali.

Oggi possiamo annoverare una nuova classe di cittadini: coloro che hanno avuto la possibilità e la costanza di informarsi e formarsi tramite i Blog e i social network su Internet. Queste persone stanno formando un nuovo gruppo sociale basato sulla conoscenza , e sulla consapevolezza di quello che è realmente il mondo oggi. Si scambiano informazioni alla velocità di un click di mouse , esattamente come la finanza sposta enormi capitali da una parte all’altra del mondo. Oggi queste persone fanno la differenza rispetto a tutti gli altri, anche a quelli dotati di multi laurea o con vari master . In genere le persone che non si sono avvalse delle libere informazioni , hanno una profonda formazione nozionistica specifica, si sono formate con piani di studio elaborate dal sistema dominante , che li hanno resi macchine perfette per gestire il sistema esistente. Quello che loro manca è la capacità critica , la possibilità di vedere le cose con uno sguardo nuovo e meno condizionato da ciò che hanno metabolizzato durante i loro anni di studi. Per non parlare poi di coloro a cui hanno distillato le informazioni esclusivamente dalle TV e dai mass media oggi sul mercato. A queste persone mancano informazioni importanti , che nel corso della propria vita hanno semplicemente dato per scontato, anzi , proprio perché facciamo parte di sistemi con regimi democratici, queste informazioni sono state ritenute superflue. Indagare su come funziona realmente il nostro sistema monetario e finanziario, o come fa la finanza senza produrre nessuna merce ad arricchirsi così tanto , sottraendo risorse a tutto il sistema , quale è divenuto oggi il vero ruolo della politica e quali sono gli interessi che difende , e soprattutto di chi?

Un tempo ero convinto che la società occidentale dopo tutte le conquiste sociali ed economiche che non con poca fatica si era conquistata, compreso il diritto fondamentale allo studio da parte delle classi meno ambienti , si fosse resa immune dallo scivolare nuovamente in nuove guerre di classe , dovute appunto all’ingiustizia sociale , a seguito di una redistribuzione del reddito ingiusta e dannosa. Oggi, di fronte a questa crisi mondiale , e in particolare del mondo occidentale che ha avuto le migliori conquiste sociali possibili , e la più alta redistribuzione del reddito del globo , mi sono dovuto ricredere.

Il potere dei Mass-media.

La parola chiave da tenere a mente è “Mercato”, ossia anche l’informazione risponde al requisito che debba servire al mercato e al capitalismo. Un tempo si riteneva e non a torto che l’informazione fosse il cane da guardia delle democrazie occidentali, vero quando hai un’informazione realmente libera , e che risponde agli interessi generali di una comunità, ma nell’era del neoliberismo questo compito gli è stato sottratto. Fino agli anni ottanta dell’altro secolo effettivamente svolse spesso questo ruolo, ma successivamente ed attualmente si è messa al servizio della finanza i dei grandi interessi economici. Ovviamente non intendo fare di ogni erba un fascio, ci sono anche giornali che tentano di fare il proprio mestiere, ma sono delle esigue minoranze. La questione è semplice la stragrande maggioranza delle testate giornalistiche sia della carta stampata che televisiva , oggi è di proprietà di banche e del grande capitalismo in genere. Pensare che l’informazione possa essere libera in un contesto simile è da folli.

Quale è il punto? Per il mondo “Blog” leggere i giornali della carta stampata è divenuto un esercizio inutile , in quanto non ci sono notizie utili, anzi spesso viene un motto di rabbia nel vedere a quale punto è arrivata l’informazione. I talk show e i telegiornali televisivi generalisti poi sono arrivati a un tale livello di insulsaggine , che sconsiglierei proprio a chiunque di perdere tempo a guardarli . Ovviamente anche in questo campo ci sono delle eccellenze come alcune trasmissioni di inchiesta giornalistica coraggiosa, seppur sempre attenti a non eccedere troppo. L’informazione è divenuta un prodotto fabbricato dai capitalisti neoliberali , per essere al loro servizio. La manipolazione delle notizie appare così evidente a chi si è orientato sull’informazione libera che non si dovrebbe perdere neppure tempo a controbatterla .Per esempio sulla manifestazione degli indignati svoltasi in tutto il mondo il 15 ottobre 2011 , in cui ci sono stati scontri di piazza deprecabili, ma da cui in maniera netta il corteo ha preso le distanze, in TV passano soltanto gli scontri . E giù intere trasmissioni sui provvedimenti che bisognerà prendere per evitare di fare svolgere altre manifestazioni che siano pacifiche o meno. Delle ragioni di chi oggi si indigna per il modo con cui questi politici ci hanno trascinato in questa crisi , nulla! Si è rovesciato il paradigma; per cui i mass media oggi sono divenuti il cane da guardia del neocapitalismo dalla popolazione , che se capisse fino in fondo la truffa politico finanziaria che c’è dietro questa crisi , credo che vedremo manifestazioni di ben altro genere.

Tutto il denaro che viene speso per pubblicità e gadget vari, (si calcola almeno 1000 miliardi di dollari l’anno) deve in qualche modo fruttare. Sottraendo l’informazione al suo ruolo naturale , e ponendola al servizio di quel un per cento della popolazione più ricca , non si dà modo alla stragrande maggioranza di potersi informare acriticamente . Le democrazie si trasformano in simulacri di se stesse , le oligarchie prendono il sopravvento, ed ecco ,la fine naturale della democrazia. I mercati manipolati sempre dagli stessi interessi finanziari , dettano le loro condizioni ad intere nazioni, imponendo le loro politiche indipendentemente dal colore dei governi locali. Così possiamo assistere a governi socialisti come in Spagna o peggio in Grecia, piegarsi ai voleri e capricci del mercato e di organismi estranei al rapporto elettorato-governo che dovrebbe rappresentali. Siamo addirittura ai paradossi: il governo socialista spagnolo che adotta misure di austerity imposte da BCE e FMI di stampo neoliberale , costretto a dimettersi successivamente perché in palese contraddizione con la natura stessa del proprio pensiero politico, che dovrebbe rifarsi a idee e visioni di tipo socialista. Nella prossima tornata elettorale che ruolo potrà mai rivestire la compagine di sinistra in Spagna? Se andrà all’opposizione come è prevedibile , come potrà opporsi alle ricette neoliberali da lei stessa precedentemente adottate? Si tratta di una cocente sconfitta politica delle sinistre occidentali prima ancora che elettorali. Anche in Italia a parti rovesciate ,quando si andrà a votare con tutta probabilità ci sarà il maggiore partito della sinistra italiana nel prossimo governo , e che farà , se proseguirà sulla stessa linea tracciata dal centro destra? Se proseguirà con le stesse politiche di austerity contro la classe media e medio bassa? Allora comincerà ad essere evidente anche con questa informazione manipolata quale è il punto della situazione: Una destra che si è incaricata di svendere lo stato con le comunità incluse, e una sinistra che nel tentativo di scimmiottare le stesse politiche neoliberali diventa “L’utile servo del padrone”. (Vedi Grecia)

L’antidoto.

Quale soluzione ci resta a questa dissoluzione della società così come la conosciamo noi? Non è facile rispondere , non esistono ricette precotte e la storia dovrà essere riscritta nuovamente con la lotta di tutta la popolazione , per evitare di essere risucchiati in una nuova era medievale, fatta di barbarie e di grandi e inutili sofferenze imposte a larghi strati della popolazione. Oggi fortunatamente si è formato questo nuovo mondo sociale di Internauti , che ha la possibilità di fare la differenza . Attraverso la comprensione di tutti quei meccanismi finanziari, politici, culturali, ed economici, c’è la possibilità di controbilanciare l’attuale sistema di potere dominante. La formazione di una nuova coscienza collettiva mondiale sarà la risposta a questa globalizzazione spietata e senza regole, che mette lavoratori di tutto il mondo gli uni contro gli altri. Attualmente i veri nemici degli stati sovrani sono la grande finanza con le loro banche, e i grandi gruppi multinazionali, e una classe di capitalisti finti che hanno a cuore soltanto i loro smisurati profitti, nonché il mantenimento e l’accrescimento del loro potere su quel 99% del resto del pianeta.

Da oggi comincia un cammino per informare e formare una nuova coscienza sociale ed economica a quel mondo che ancora non riesce a capire, proprio perché mancante di informazioni libere da condizionamenti. Questa crisi se non altro apre la possibilità per nuovi scenari, e a una nuova consapevolezza che sino ad oggi è mancata. Non rinnego la democrazia ,che per quanto imperfetta è l’unico modo per poter partecipare alla conduzione della cosa pubblica, ma chiedo che questa sia vera democrazia partecipativa, anche quando è praticata con sistemi rappresentativi come è adesso . Alla politica diciamo basta con la sudditanza da altri poteri, che torni a rispondere a quel popolo da cui è eletta , e che ha il dovere di rappresentare. Che si ponga in umile ascolto, e non sia in imbarazzo davanti a giovani blogger che sanno rispondere puntualmente su questioni anche molto complesse, sapendo indicare soluzioni a problemi creati proprio dall’assenza di politica seria . Capisco che serpeggi la paura tra le fila dei partiti di essere scavalcati da questo mondo Internauta, che spesso viene definito vuoto e populista, ma se non saranno in grato di fornire soluzioni a qualcuno i cittadini dovranno pure rivolgersi. Se non otterranno risposte verranno scavalcati proprio da coloro che adesso stanno civilmente chiedendo a gran voce alla politica di ascoltarli e di farsi carico delle loro richieste. La soluzione non è certo quella di rifugiarsi nella vuota retorica, annunciando misure come quelle Greche , che sappiamo già dove ci porteranno. I bla bla bla… Non servono più! Si è già creata una spaccatura tra questi due mondi, che dovrà necessariamente e per il bene di tutti convergere in un unico e nuovo mondo con interessi comuni, altrimenti le conseguenze potrebbero essere nefaste per tutti . L’antidoto pacifico consiste proprio nel dispiegamento di sapere e informazioni che possiamo mettere in campo, in fondo quello che viene richiesto alla politica è di prendere coscienza di quello che è divenuto il mondo improvvisamente con la globalizzazione , di acquisire quella competenza che oggi ancora manca nell’affrontare i problemi economici e finanziari, di ritrovare nuovi valori al nostro vivere comune, non più basati soltanto sul profitto esasperato e sulla devastazione spesso inutile dell’ambiente. Oggi la richiesta è di una nuova giustizia sociale, e una redistribuzione della ricchezza più giusta, insomma vogliamo immaginarci un futuro possibile, e, non sterili e inutili sacrifici, come quello di onorare il debito pubblico artificialmente gonfiato , e divenuto non più solvibile per un sistema finanziario capriccioso e parassita. Non è possibile aver salvato le banche con i soldi dei cittadini che si sono dovuti indebitare, e poi dover fallire ,perché il sistema bancario ci ripresta quegli stessi soldi a un congruo interesse. Ormai sarebbe tempo di ristrutturare tutti i debiti Europei , altrimenti il fallimento trascinerà anche lo stesso sistema finanziario nel baratro. Dopo tre secoli di questo tipo di economia e di egemonia del sistema Anglo-Americano, è ora di cambiare strada, quella vecchia ormai la conosciamo , e sappiamo perfettamente dove conduce, soprattutto adesso che il mondo ha raggiunto la ragguardevole cifra di 7 miliardi di esseri umani, dobbiamo trovare un nuovo modello di sviluppo meno barbaro ed aggressivo , altrimenti come disse A. Einstein l’ultima guerra torneremo a farla con archi e frecce.


  1. Costa.



mercoledì 28 settembre 2011

Quale funzione deve avere oggi la politica in una democrazia?



Di

Antonino Costa.

Voglio iniziare questo mio breve con il testo di una canzone di Giorgio Gaber , che in prosa sintetizza in particolare uno dei fondamenti di qualsiasi democrazia, se tale vuole essere considerata.

La libertà

Giorgio Gaber

(1972)

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.

Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Da "Dialogo tra un impegnato e un non so"

Anche l’articolo 3 della costituzione ribadisce tale concetto ,inserendolo nella carta fondamentale della repubblica.

Articolo 3 della costituzione Italiana:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Questo articolo dal significato profondo stabilisce che il processo formativo che dovrebbe avere come esito la personalità di cittadini consapevoli, determinati a fare valere ad ogni livello dell’organizzazione sociale, e in ogni suo ambito , il principio per cui la libertà politica significa partecipare al governo della cosa pubblica, oppure non significa nulla.

Arrivati a questo punto potrei smettere di scrivere , ma ovviamente sull’argomento c’è ancora molto da dire.

Perché ritengo questo uno dei principi cardini della nostra convivenza democratica? Intanto vista l’attuale crisi economica , dai potenziali esiti nefasti, e l’incapacità da parte di tutte le forze politiche attualmente in campo di dare risposte credibili alla sua risoluzione , è ormai dimostrato che negli ultimi venti anni almeno, qualcosa non ha funzionato bene nella nostra democrazia, e oserei dire in tutte le democrazie occidentali. Sicuramente uno dei punti più disattesi in occidente è stata la reale partecipazione di tutti gli strati sociali al governo della cosa pubblica.

Vediamo perché!

Negli ultimi anni i redditi da lavoro sono scesi a favore dei redditi da capitale, c’è stata una redistribuzione dal basso verso l’alto .Uno studioso del dominio del denaro la sintetizza così : Una redistribuzione a spese di altre fonti di reddito realizzata mediante manipolazione di prezzi a scopi speculativi, salari in flessione, privatizzazione di prestazioni statali o sfruttamento internazionale.

I dati OCSE dicono per esempio che in Itali si è realizzata una forte differenza di reddito tra le classi più agiate del paese e quella dei lavoratori, in genere nelle classi medio basse.

Mentre chi era ricco agli inizi degli anni novanta ha visto i propri redditi crescere a dismisura, tanto che per esempio in Italia la redistribuzione del reddito è composta in questa misura: il 10% dei più ricchi posseggono il 50% del reddito nazionale ,(o della ricchezza) il 30% dei più disagiati hanno a disposizione il 10% della ricchezza nazionale , e la gran massa del 60% rimanente spetta il 40% del restante. Come si può notare la forbice tra i più agiati e i meno fortunati è molto ampia, e questo trend è in prosecuzione. Se la democrazia deve darsi come priorità la partecipazione alla gestione della cosa pubblica , negli ultimi anni ha clamorosamente fallito questo fine. Tutto questo crea risentimento ,in particolar modo adesso che nessuno può negare che la crisi è in atto, e rischia di diventare epocale , con relativo rischio delle democrazie occidentali, la cui politica di stampo “neoliberale” sta clamorosamente fallendo.

Il compito della politica :

Questa crisi che stiamo vivendo attesta che oggi la domanda politica da parte della società è enormemente cresciuta. La richiesta che si alza al cielo è di una politica diversa, una politica che sappia coniugare libertà e responsabilità, impegno ed etica, ma fondamentalmente c’è una forte richiesta di competenza , di capacità di affrontare i problemi reali che sono divenuti nel frattempo molto complessi . Capacità di delineare una nuova prospettiva e di indicare una nuova via per il futuro. La globalizzazione ci pone davanti nuove sfide, oggi non basta più sapere analizzare le cose vicine a noi, il nostro paese è inserito in un contesto diverso da quello di venti anni fa . Chi pensa alla politica in termini nostrani ha sbagliato campo, non è possibile progettare nulla senza la capacità di osservare il mondo intero. Il compito della politica è quello di sdoganare l’Italia dal suo provincialismo , e di portarsi fuori dalle attuali ideologie. Caduto il muro di Berlino, il capitalismo non ha avuto più un interlocutore capace di contenerne gli eccessi , il socialismo, vera barriera e cane da guardia al dilagare delle ricette capitaliste estreme ( Neoliberismo) , si è involuto, e la sinistra anziché continuare la sua opera , si è piegata alle politiche neoliberali, assimilandone la logica ideologica quasi si trattasse di una fede. In questo modo l'occidente in particolare ha allevato la sua crisi attuale. La mancanza di una visione alternativa sulle ricette economiche , ha reso il mondo intero fragile , in questo senso la sinistra non ha aiutato la parte più debole della società , e paradossalmente venendo meno al suo ruolo storico ha contribuito a quella che oggi possiamo definire “una crisi sistemica epocale”, contribuendo essa stessa alla sua realizzazione.

E' evidente che la partecipazione nella nostra democrazia con l'involuzione del sistema democratico stesso è paurosamente scesa . Intere categorie di lavoratori e cittadini sono rimasti nei fatti privi di rappresentanza ,le istanze sociali si sono indebolite , dando inizio ad una atomizzazione degli individui e degli stessi interessi sociali tale da prefigurare una futura perdita di coesione sociale.

Non è possibile immaginare un miglioramento dell’attuale stato della nostra democrazia ,con l’approfondirsi dell’attuale solco fra i più ricchi e i sempre più poveri (anche numericamente), e con la pretesa da parte del club Europa di applicare ricette recessive e di vera austerità. La vendita coatta di beni e servizi pubblici a prezzi di realizzo sarà il colpo finale alla possibilità che tutti i cittadini abbiano pari opportunità e possibilità di partecipare alla vita pubblica. Qualora la politica a cui va la responsabilità di averci condotto all’attuale crisi si ostini caparbiamente nel continuare con le solite trite ricette , i cittadini saranno obbligati a rivolgersi altrove .

Il compito primario della politica è quello di dare risposte alla società intera, ma il compito della sinistra è di essere vicina alle istanze dei più deboli, promuovendo e adoperandosi a perseguire una giustizia sociale che oggi è venuta meno, innescando paurosi squilibri che insieme ad altre cause sono all’origine dell’attuale crisi ,divenuta anche crisi di civiltà.

Antonino Costa.

Dal diario della grande crisi:



Di Antonino Costa

Ma il 1929 è forse tornato?

Voglio cominciare questo articolo ponendomi una domanda apparentemente provocatoria, per introdurre i lettori ad argomenti che in effetti sono piuttosto ostici. Ciò nonostante visto il marasma che è in corso e le ricadute immediate sulla nostra vita quotidiana non è possibile più eluderne la comprensione.

Per capire l’attuale crisi sarebbe necessario comprendere tutta una serie di meccanismi e funzioni della attività finanziaria nonché l’ideologia politica e teoria economica sottostante, che questo articolo sicuramente non potrà fare. Mi prefiggo di spiegarli man mano che procederò nel racconto di questa crisi.

Sia chiaro, io non sono un professore dell’università tal dei tali specializzato in economia , mi reputo piuttosto un ricercatore appassionato e indipendente, e soprattutto estremamente curioso. Questo mi ha consentito in quattro anni di continue ricerche nel campo economico di avere una visione abbastanza nitida di quello che ci aspetta. D’altronde se dovessimo aspettarci delle risposte dai così detti esperti , che pare non hanno previsto nulla ,anzi hanno sempre negato che ci troviamo in una situazione difficile ,(tranne certificarla a d avvenimenti resosi evidenti) , dovremmo aspettare ancora parecchio.

Non credo che sia necessario diventare esperti di meccanismi economico-finanziario per potere capire la nostra situazione e ciò che il futuro ci prepara, ma se vogliamo continuare a vivere in una democrazia , è necessario che i cittadini acquisiscano consapevolezza del modello politico-economico che è alla base della nostra convivenza comune ,e comincino a guardare fuori dalla propria finestra ,perché lo scenario o meglio il contesto in cui ci dobbiamo muovere è diventato improvvisamente il mondo intero. Chi crede ancora di doversi interessare soltanto delle cose che conosce ,perché ritenute vicine , dovrà ricredersi. Chi crede che il mondo economico e finanziario abbia scarsa o poca influenza sulla propria vita quotidiana, sbaglia! Esso è divenuto talmente pervasivo ed invasivo da condizionare ormai tutte le nostre scelte, e soprattutto ciò che ci attende nel futuro .

Ma cosa successe dunque in quella fatidica data del 1929?

Per conoscere veramente la storia dell’uomo e riuscire a legare tutti gli avvenimenti passati e recenti, è necessario conoscere la storia finanziaria-economica che si cela dietro a qualsiasi azione umana. Al di là dei grandi ideali che pure esistono ,ciò che spinge l’uomo all’azione è sempre e soltanto l’interesse , e allo stesso tempo è sempre l’interesse economico la causa dei propri disastri sociali. Tutte le guerre che si sono combattute in Europa nei secoli scorsi sono state mosse più dai grandi e piccoli interessi collettivi e personali che non dai grandi ideali , che anzi sovente vengono ritenuti velleitari e un po’ romantici, da chi tira le fila sostanziali della matassa.

Il 1929 fù un avvenimento che ancora oggi si ricorda come “annus orribilis” dell'economia. Infatti analogamente al nostro tempo in un contesto simile ,il sistema Anglo-Americano vero perno dell'economia capitalista mondiale andò in crisi. Anche in quel caso non si trattò di una semplice congiuntura negativa con relativa ripresa, ma a causa di tutta una serie di regole finanziarie dementi semplicemente il sistema esplose. Ci vollero comunque altri tre anni prima che fosse certificata definitivamente la crisi del sistema capitalistico di quel tempo . Mi è rimasta impressa la scena di quando il governo Americano nel 1932 , a causa dell'ortodossia monetaria ,(impossibilità di stampare moneta se non coperta da controvalore in oro)e dopo il fallimento reale di numerosi istituti di credito, incapaci di ridare il denaro ai loro correntisti, fece aprire tutte le cassette di sicurezza e confiscò l'oro dei cittadini. Ci volle una truculenta seconda guerra mondiale per risollevare le sorti della economia occidentale.

Nota:

Il bilancio della seconda guerra mondiale fu terrificante: 55 milioni di morti, di cui 40 nella sola Europa. Il bilancio è ancora più tragico se consideriamo che più della metà delle vittime era costituita da civili. Questa allarmante proporzione, mai verificatasi in precedenza, è connessa in parte all’adozione di nuova tecniche distruttive, soprattutto i bombardamenti aerei che colpivano indiscriminatamente obbiettivi militari e civili e in parte al carattere di guerra partigiana e di rivolta politica contro una diffusa barbaria assunta dal conflitto a ogni latitudine. Le perdite umane furono certamente il più grave danno provocato dalla seconda guerra mondiale, ma non l’unico.

Bene ,passati soltanto sessanta anni circa dagli accordi di Bretton Woods , con cui si sancivano alcune regole importanti per il controllo dell’ attività finanziaria ed economica ed ecco che la crisi si ripresenta analoga a quei fatidici anni trenta.

Gli accordi di Bretton Woods diedero la speranza di superare la sconfitta completa degli anni '30, periodo in cui il controllo del mercato dei cambi aveva minato il sistema di pagamenti internazionali su cui era basato il commercio mondiale.

In quel periodo, infatti, i governi avevano usato politiche di svalutazione per far crescere le esportazioni giocando sulla competitività del cambio, con lo scopo di ridurre il deficit della bilancia dei pagameni, causando, però, come effetti collaterali la caduta a picco delle entrate nazionali, la riduzione della domanda, un aumento esponenziale della disoccupazione ed un declino complessivo del commercio mondiale.

Gli scambi si ridussero a ristretti blocchi di monete (di gruppi di nazioni che usano la stessa valuta, come ad esempio il blocco della sterlina inglese nell'impero britannico). Questi blocchi ritardarono la circolazione di capitali e le opportunità di investimenti stranieri. Tuttavia, questa strategia, tesa ad aumentare i redditi dei singoli paesi nel breve periodo, provocò disastri nel medio e lungo periodo.

I concetti basilari da ricordare per capire la "grande depressione" sono due: 1. salari in ritardo rispetto alla crescita economica (la domanda non riusciva a tenere il passo dell'offerta); 2. sovrapproduzione e speculazione. Ora esula da questo articolo spiegare tutto ciò che avvenne in quel periodo, ma è interessante notare come ‘iper capitalismo , divenuto neoliberismo che prometteva di superare tutti i problemi economici e sociali, sia ricaduto ora come allora negli stessi problemi che causarono la crisi del 29 . Le cause sono essenzialmente gli enormi squilibri sociali, che il capitalismo non controllato riesce alla lunga a causare.

E’ da notare che anche adesso si sono verificate analogie con quanto accadde allora, i redditi da lavoro sono precipitati a favore delle rendite finanziarie, sfociata in vera e propria speculazione fine a se stessa. Dal denaro si ricava altro denaro senza che vi sia un processo di produzione di beni e servizi. Così come allora assistiamo a una costante caduta dei consumi, e non per mancanza di consumatori , ma perché questi non hanno redditi per coprire la produzione. E soprattutto si è verificato negli ultimi venti anni un processo redistributivo inverso : dal basso verso l’alto, cioè dalle classi medie e basse, verso le classi più agiate, che hanno visto crescere enormente il loro reddito. Ora è chiaro che esse non sono in grado di sostituirsi nel consumo ai larghi strati di popolazione a cui hanno sottratto reddito . Si tenga conto per esempio in Italia uno dei paesi dove la disparità sociale è cresciuta maggiormente in occidente, che il 10% dalla popolazione detiene il 50% della ricchezza nazionale , il 60% ne ha a disposizione il 40% e al restante 30% và il 10%.

A tale proposito riporto quanto segue:

Allarme disuguaglianza nei Paesi ricchi. A lanciarlo è l'Ocse, che questa settimana ha pubblicato un rapporto bomba su come la sperequazione dei redditi sta lacerando le democrazie occidentali. Il coefficiente Gini, che calcola le diseguaglianze, ci dice che dove queste sono maggiori è proprio nelle nazioni appartenenti al G8. In testa alla classifica troviamo gli Stati Uniti seguiti a ruota dall'Italia, il Regno Unito, la Spagna ed il Canada, a metà strada ci sono la Francia e la Germania, mentre i paesi 'virtuosi' sono Svezia e Danimarca. Dove poi negli ultimi trent'anni il solco tra il reddito del 10% dei più ricchi e quello del 10% dei più poveri è diventato un crepaccio profondissimo sono ancora Stati Uniti e Regno Unito.

Secondo Joseph Stiglitz oggi l'1% della popolazione americana detiene il 40% della ricchezza dell'intera nazione. Venticinque anni prima questa proporzione era rispettivamente 12 e 33%. In Italia sempre, nel 2011, il 10% delle famiglie più ricche detiene il 45% della ricchezza complessiva mentre un 50% delle famiglie ha accesso a solo il 10% del patrimonio della nazione.

Quale la causa? La sperequazione dei redditi prodotta dalla globalizzazione. Mentre negli ultimi dieci anni l'1% della popolazione ha visto i propri redditi gravitare del 18%, la classe media ha dovuto fare i conti con una contrazione dei salari. Il binomio democrazia-globalizzazione, dunque, non solo fa arricchire i ricchi ma causa l'impoverimento della classe media. Questo, ahimè, un fenomeno globale. Secondo i dati del Poverty Site, una think thank che studia la povertà nel mondo, negli ultimi dieci anni i quattro quinti dell'aumento della ricchezza sono finiti nelle tasche di chi aveva già redditi superiori alla media e i due quinti al 10% dei più ricchi. Il rimanente 90% della popolazione si è dovuto dividere le briciole. A livello globale, dunque, il 10% della popolazione, controlla il 32% della ricchezza mondiale mentre dieci anni fa ne possedeva il 26,5%. Come risolvere queste ingiustizie? L'Ocse suggerisce un rimedio vecchio come il mondo: la tassazione. Ed aggiunge che dove questa ha funzionato, e cioè nei Paesi scandinavi, c'e meno disuguaglianza che in quelli, come la Svizzera e gli Stati Uniti, dove il sistema di tassazione favorisce i ricchi. ( Fonte: www.caffe.ch)

La crisi che è in corso pur avendo nei meccanismi di fondo grandi analogie con quella del 29’ , promette di essere di una portata maggiore di allora. I numeri sono diversi: allora il mondo aveva una popolazione inferiore ai due miliardi di abitanti, mentre oggi sfiora i sette , esisteva una globalizzazione diversa da quella di oggi , e la popolazione era meno informata nel complesso delle cause che portarono loro la crisi economica. Se aggiungiamo che il sistema occidentale negli ultimi dieci anni in particolare, per consentire alle classi medie un livello paragonabile di consumo con gli anni in cui disponevano di maggiore reddito, ha provveduto ad indebitare il cittadino medio con meccanismi di credito che hanno dell’incredibile (particolarmente in America), ecco che la frittata è fatta! Siamo anche in presenza di uno squilibrio mondiale fra produttori e consumatori, assistiamo a nazioni che producono molto avvalendosi di un bassissimo costo del lavoro , come per esempio la Cina (produce molto ma consuma poco) e di nazioni che di fatto hanno svuotato le loro economie delocalizzandole come ormai è nei fatti la prima ex più grande economia del mondo gli USA , trasformatasi in consumatori a debito per i paesi produttori. In Europa assistiamo agli stessi problemi verificatosi in occidente e nel mondo: abbiamo una UE ripiegata su una ortodossia ideologica neoliberalista , una moneta unica ritagliata sui canoni Tedeschi , che di fatto favorisce lei e pochi altri, mentre la periferia Europea tra cui l’Italia è destinata a vedere franare la propria economia, senza che questo si traduca in vantaggio per le economie Europee come quella Tedesca. Se franano i debitori , le conseguenze si riverseranno sui creditori. Oggi esplodono i debiti pubblici nazionali (gli USA hanno un PIL di 14 trllioni e un debito di 14,7 trilioni di dollari) di fatto non più pagabile , come quello di tante altre democrazie occidentali .

Così come nel ventinove anche oggi sono gli squilibri socio economici ad innescare una crisi profonda, che porterà grandi cambiamenti di cui ancora oggi la grande maggioranza della popolazione non è consapevole. Non ultimo il cambiamento in prospettiva del modello socio economico attuale, non solo come si evidenzia il capitalismo non è più in grado di garantire la sopravvivenza della larghissima maggioranza della popolazione mondiale, ma è entrato in rotta di collisione con la sua stessa ideologia dogmatica : per continuare a crescere all’infinito si dovrebbero aumentare a dismisura i consumi, mentre già oggi agli attuali consumi ci vorrebbe un pianeta più grande del 30% rispetto quello attuale.

Bene penso che possa essere sufficiente quanto sopra esposto , nella prossima puntata entreremo più a fondo nei meccanismi finanziari e soprattutto politici che hanno consentito e determinato l’attuale crisi, e soprattutto parleremo dell’incapacità dell’attuale classe politica di prospettarci una strategia di uscita dalla stessa . Assistiamo invece analogamente ai primi anni venti all’adozione di misure di austerity che intensificheranno e approfondiranno il solco della crisi economica , producendo più squilibrio nel sistema ormai mondo in cui nel bene o nel male ci troviamo a vivere.

16 Settembre 2011.